Per cambiare una  visione del mondo

 Intervista a Silvio Rubbia di Valeria Fieramonte

 

 

 

L'ingegner Silvio Rubbia ( fratello del più noto Carlo) sostiene che siamo di fronte alla terza grande rivoluzione neoagricola della storia del mondo. Considero un onore averlo potuto intervistare per il nostro sito. Gli ambienti scientifici sono per solito molto misogini: è dunque una piccola rivoluzione anche il fatto che abbia accettato di concedere un'intervista su un sito di 'femministe storiche' ( così almeno mi sono presentata io, al di là del ruolo ufficiale di giornalista scientifica).

Per riassumere a mo’ di bigino un po' di storia, la prima rivoluzione agricola è avvenuta nel 10.000 A.C. con l'inizio dell'agricoltura e dell'allevamento del bestiame, la seconda dal 1600-1800 tramite il miglioramento delle tecniche agricole e della produttività. Il tempo, in questo settore, è molto più lungo e più lento di quanto non avvenga nel settore industriale - sebbene ora ci sia un'accelerazione anche in questo campo - perché,  grazie a Dio,  l'agricoltura dipende ancora anche dai cicli naturali.

“ In questi anni  - dice Rubbia -   le energie rinnovabili hanno prodotto una completa riconsiderazione  dell'antico lavoro agricolo: il contadino finora era una persona che trasformava la luce solare in energia fruibile (cibo, allevamento), in modo 'indiretto' ma drammaticamente inefficiente, ovvero con la capacità di usare solo l'1 per mille della potenza del sole.
Oggi tramite il fotovoltaico (FV) potrà arrivare a sfruttare l'energia solare fino al 35% ( per ora l'effettivo utilizzo arriva al 20%, ma sono allo studio pannelli ancora più efficienti.)
Occorre sapere che non esiste per l'umanità un problema di scarsità di fonti di energia, dato che il sole ne ha in sovrabbondanza ( mille volte di più di quella che abbiamo usato finora).
Esiste solo il problema di rendere utilizzabile per l'uomo l'energia solare.
In fondo anche le fonti fossili sono energia solare accumulata.
Il criterio ultimo di scelta dovrebbe essere l'economicità relativa.
Io sostengo che se nelle campagne si arriverà ad abbinare la produzione di energia a quella alimentare, in quella che possiamo chiamare 'fattoria solare', la grid parity può essere raggiunta in tempi molto più brevi degli otto dieci anni previsti finora per il nord e dei quattro  o cinque  previsti per il sud.
La produzione congiunta di energia elettrica pulita, prodotti agricoli di qualità e alta produttività per metroquadro, e l'uso del calore residuo di altre produzioni, permette di ottenere per sinergia industriale la 'fattoria solare': la base tecnica è appunto la produzione abbinata di prodotti ortofrutticoli e energia elettrica da FV.
Come?
Le serre agricole attuali hanno 10mila ettari di tetti. Non c'è neanche bisogno di pannelli che filtrano il sole ( per ora piuttosto cari e sperimentali). Basta riattare le serre con un disegno particolare di modo che siano 'serre fotovoltaiche effettive', scoraggiando soluzioni false come le cosiddette 'serre buie'.
Un'unità agricola basata sulle 'serre fotovoltaiche effettive' permette all'agricoltore un forte aumento del valore del suo lavoro e del suo 'capitale - terra'.
Inoltre le fattorie solari potranno aggregarsi in rete in una comunità in grado di produrre economie di scala a km. zero ( Agrinet), dove per km zero vanno intese produzioni agricole italiane, e non produzioni provenienti , per dire, dal Cile o da paesi lontani.
Non capisco perchè la Lega - dato che nel sud le fattorie solari avrebbero un maggior rendimento che nel nord - si opponga al fotovoltaico. In fondo i produttori di FV sono tutti nel nord. Questo potrebbe incentivare positivamente, oltre allo sviluppo del sud , una buona sinergia tra regioni.
Il paese si sta deindustrializzando, la divisione del lavoro a livello internazionale è cambiata profondamente, perdere questa occasione, che creerebbe anche molta occupazione in più, sarebbe profondamente sbagliato.”
 
 
 Per saperne di più,  l'ingegner Rubbia sta scrivendo un libro, dal poco accattivante titolo di 'Il calcolo gestionale', proposto da lui,  ma magari il titolo potrà anche cambiare. Ne approfitto per chiedergli lumi su un altro importantissimo problema:sull'inserto economico di 'Repubblica' è comparso un articolo dal titolo 'febbre da CO2 record storico' in cui si segnala che in un rapporto del Cdiac  ( Carbon dioxide information analysis center) si è stimato, nel 2010 un aumento della CO2 del 5,9%, molto di più di quello fornito dall' Ipcc ( gli stimatori ufficiali).
L'articolo dice che non c'è da preoccuparsi perchè vuol dire che... la crisi mondiale è stata superata!
Intesa come crisi di produzione.
A quanto pare ci sono scienziati che sostengono che dopo le 350 ppm , l'effetto serra non aumenta , tende a restare stabile..

Mentre mi allontano perchè  l'intervista è finita, penso tra me che, se come sostiene Carlo Rubbia la CO2  in aumento non è smaltibile dal pianeta ed è destinata a restare nell'aria per migliaia di anni, cosa succederà ai nostri polmoni e al nostro cervello con tutta questa anidride carbonica in giro al posto dell'ossigeno? Come sempre le cose che non hanno prezzo non vengono neppure calcolate.

I fratelli Rubbia hanno uno studio di consulenza sugli investimenti produttivi e sono a loro volta degli scienziati imprenditori.
Purtroppo in Italia raramente i politici seguono i consigli intelligenti, e neppure gli industriali sembrano molto lungimiranti...

 

25-11-2011